Skiantos

Gli Skiantos nascono in forma embrionale nel 1975 a Bologna, quando un gruppo di ragazzi del DAMS si ritrova per suonare nella cantina di Roberto Antoni, poi conosciuto come Freak Antoni. Il progetto Skiantos prende maggiore concretezza nel 1977 con Inascoltable, inciso in «una notte di improvvisazione per una decina di persone innamorate della musica» (Freak Antoni). Alle registrazioni, che furono pubblicate su musicassetta, parteciparono 5 cantanti, 6 musicisti. I concerti del gruppo, soprattutto agli inizi, sono caratterizzati da performance provocatorie con riferimenti all’avanguardia futurista e dadaista, che includono il lancio di ortaggi sul pubblico da parte dei musicisti.
Nel 1978 gli Skiantos realizzano per la Cramps Records il loro secondo lavoro dal titolo MONO Tono, con cui si affermano grazie anche all’anticonformismo di rottura sociale tipico del movimento del Settantasette, di cui il gruppo diventa ben presto uno dei portavoce.
Il 2 aprile 1979 partecipano al Bologna Rock, Gli Skiantos portarono sul palco una cucina, un tavolo, un televisore e un frigo, si misero a bollire gli spaghetti e poi li mangiarono, senza suonare nulla; alle proteste del pubblico Antoni avrebbe risposto “Non capite un cazzo: questa è avanguardia, pubblico di merda”. L’esibizione, definita una fuga dall’immagine stereotipata del gruppo rock in cui la band cominciava a sentirsi intrappolata, fu però fraintesa e disprezzata da molti dei precedenti estimatori. Freak Antoni a tale proposito ha commentato: “La nostra provocazione aveva toccato, a seconda dei punti di vista, il fondo e l’apice nello stesso momento”. Sarebbe lungo raccontare la lunga carriera del gruppo e di Freak Antoni in particolare. Sono qui citati per l’intreccio che hanno avuto con l’eroina e tanto altro. Resta la genialità assoluta di Freak e degli altri, non dimentichiamolo.
Alla sua morte, dovuta a un tumore intestinale, molti sono stati i tributi alla sua arte da parte di importanti personaggi della cultura italiana.
Lo scrittore Stefano Benni ha ricordato Freak Antoni come un innovatore della poesia e un mite e beffardo rivoluzionario.
Il giornalista Piergiorgio Paterlini lo definì uno dei grandi della cultura italiana e accostò il suo nome a quelli di Federico Fellini ed Ennio Flaiano.
L’intellettuale Tommaso Labranca scrisse che il contributo di Freak Antoni all’abbattimento delle barriere esistenti tra le classi sociali fu superiore a quello di Umberto Eco.
Lo scrittore Jacopo Fo ne sottolineò il genio e il disinteressato impegno nella politica e nel sociale, definendolo inoltre “un artista che ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana”.
Il fondatore di Frigidaire Vincenzo Sparagna, con cui Freak Antoni aveva collaborato, scrisse che era un genio irripetibile.
Vasco Rossi lo definì un genio del rock italiano, malgrado le dure critiche che Freak Antoni gli aveva riservato.
Per ricordarlo il 12 giugno 2018, il sindaco di Bologna ha inaugurato, nel Parco del Cavaticcio, un monumento dedicato alla memoria di Freak Antoni che lo raffigura mentre sbuca da un water che è legato a un razzo diretto in cielo. Nel corso della cerimonia il sindaco dichiarò: “Ricordiamo Freak per tutto quello che ha dato a noi e a questa città. Qui ci sono molti testimoni come me di una vita spesa a schivare la fresa, ma nello stesso tempo ci sono anche tante persone che vogliono che questa città continui ad essere così…”
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- Fischia il veneto (Materiale Resistente, 1995). Registrato dal vivo per il 50° della Liberazione, questa classica cover viene interpretata con ironia in chiave Skiantos. In risalto la chitarra di Dandy Bestia Testoni, morto di recente.
2. Gelati (Kinotto, 1979). Cantare dell’eroina senza nominarla.
3. Mi piaccion le sbarbine (Kinotto, 1979). “Sono un tipo senza storia, mi han rubato la memoria”. La sola frase vale il disco.
4. Bau bau baby (Mono Tono, 1978). Musicalmente, il miglior pezzo degli Skiantos. Secondo me, il giro iniziale di chitarra ha influenzato gli Air (Cherry bloss girl).
5. Eptadone (Mono Tono, 1978). “Ma che cazzo me ne frega? Genere, ragazzi, genere! Ehi sbarbo Smolla la biga che slumiamo la tele. Sei fatto duro, sei fatto come un copertone. Ci facciamo? Sbarbi, sono in para dura! Okay, nessun problema, ragazzi. Nessun problema sbarbi, sono in para dura. Schiodiamoci! Schiodiamoci! C’hai della merda? Ma che viaggio ti fai? C’hai una banana gigantesca! Oh, c’hai della merda o no? Un caccolo! Ma che viaggio ti fai? Intrippato! Brutta storia, ragazzi, brutta storia. C’ho delle storie, ragazzi. C’ho delle storie pese. C’hai delle sbarbe a mano? No, c’ho delle storie! Fatti questo slego. Uno, due, sei, nove!”.
6. Sono un ribelle mamma (Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, 1987). Semplicemente esilarante.
7. Ti rullo di cartoni (Kinotto, 1979). Un classico
8. Largo all’avanguardia, pubblico di merda (Mono Tono, 1978). Il titolo la dice lunga.
9. Kinotto (Kinotto, 1979). Altra facile allusione all’eroina.
10. Karabbigniere Blues (Mono Tono, 1978). Altro grande pezzo degli Skiantos.