La controversia della terapia domiciliare con il metadone
Le polemiche sul metadone sono iniziate, nel nostro Paese, nel lontano 1972 e cioè ben 52 anni fa…
…e non sono ancora terminate, visto che periodicamente qualcuno suggerisce di sospenderne la consegna per la terapia domiciliare, costringendo le persone in cura a recarsi ogni giorno presso un servizio sanitario per assumerlo sotto controllo [1].
Chi è contrario alla terapia domiciliare con il metadone generalmente lo motiva con il rischio che il farmaco possa venire ceduto ad altri, che se privi di sufficiente tolleranza agli oppioidi possono essere soggetti a intossicazioni acute anche letali. Ci sono casi in cronaca in cui questo purtroppo si è verificato e spesso hanno coinvolto giovani, più probabilmente inclini alla sperimentazione e ignari degli effetti dannosi del farmaco [2] [3] [4] [5]. Sovente si riscontra l’associazione del metadone con alcolici e altri farmaci sedativo-ipnotici, tutti elementi sinergici nell’indurre depressione respiratoria e poi arresto cardiaco.
In Italia, la normativa stabilisce che il programma terapeutico per i pazienti dei servizi pubblici per le dipendenze “viene formulato nel rispetto della dignità della persona, tenendo conto in ogni caso delle esigenze di lavoro e di studio e delle condizioni di vita familiare e sociale dell’assuntore” (Art.122, D.P.R. 309/90). La consegna della terapia domiciliare è uno degli accorgimenti che permette di rispettare le esigenze della persona, evitando uno stigma che non viene imposto ad altri pazienti in cura con farmaci altrettanto pericolosi se ceduti ad altri (ad esempio gli altri antidolorifici oppioidi).
Essa è regolata dal Decreto del Ministero della Salute del 16 novembre 2017 [6], che la consente per un quantitativo massimo di trenta giorni, con obbligo di firma congiunta da parte di medici e paziente di un piano terapeutico con dichiarazione di avvenuta informazione sulle caratteristiche del farmaco, sulle corrette modalità di terapia, e sulla normativa vigente.
Per quanto un simile documento, da rinnovare almeno ogni tre mesi, cerchi di rendere consapevole la persona delle proprie responsabilità, non può purtroppo evitare che si verifichino di tanto in tanto casi di overdose dopo cessione del farmaco. Possiamo supporre che opere di prevenzione ed educazione sanitaria possano ridurre l’incidenza di questi eventi, ma dobbiamo mettere in conto che si tratta di interventi costosi in termini di tempo e denaro, spesso quindi irrealizzabili per i noti limiti di tali risorse, e dall’efficacia non sufficientemente accertata in termini di metodologie e relativi risultati nel tempo.
Per tornare a noi, comunque: è stato pubblicato di recente un interessante articolo attinente, e cioè un articolo che confronta, negli USA, la mortalità tra stati che nel marzo 2020, per via del Covid, avevano iniziato a permettere una terapia domiciliare protratta con metadone, con consegna del farmaco per 28 giorni ai pazienti più stabili e 14 a quelli un po’ meno stabili, e stati che invece avevano continuato come sempre, imponendo ai pazienti l’assunzione del farmaco in un ambulatorio autorizzato 5 o 6 volte la settimana, escludendo quindi solo la domenica o il fine settimana.
(Anche in Italia l’Istituto Superiore di Sanità aveva suggerito, durante l’epidemia di Covid, che avrebbe potuto essere utile fornire agli utenti una quantità di farmaci sufficiente anche per lunghi periodi [7]).
Harris RA. Methadone Take-Home Policies and Associated Mortality: Permitting versus Non-Permitting States. Substance Use: Research and Treatment. 2024;18. https://doi.org/10.1177/29768357241272379
L’Autrice ha esaminato l’andamento della mortalità per overdose da metadone prima e dopo il marzo 2020 nei due gruppi di stati. Durante l’epidemia di COVID, in ambedue i gruppi di stati sono aumentati nettamente i numeri delle overdose da metadone, senza una differenza statistica tra quelli che consentivano i trattamenti domiciliari e quelli che li vietavano. Successivamente, negli stati “permissivi” i tassi di overdose calavano in maniera statisticamente significativa, mentre in quelli “non permissivi” la discesa non risultava significativa.
Pur con una serie di limitazioni dichiarate, tra le quali il fatto che gli stati “non permissivi” fossero in numero molto inferiore a quelli permissivi, il dato complessivo evidente guardando i grafici di questo articolo sembra essere una sostanziale equivalenza degli andamenti nel tempo delle morti per overdose da metadone, indipendentemente dalla disponibilità di terapia domiciliare.
Non è certo possibile applicare direttamente all’Italia dati provenienti da tutt’altro ambiente sociale. Sarebbe comunque interessante adattare una simile metodologia di studio al nostro Paese.
Visto che che ci sono grandi differenze tra i vari ambulatori italiani sulla propensione a consegnare al paziente il metadone per l’uso domiciliare, si potrebbe confrontare la durata media delle terapie domiciliari con metadone tra le aree dove si sono verificati eventi di diversione del farmaco con conseguenze dal ricovero al decesso, con quella delle aree dove tali eventi non si sono verificati, valutando insieme anche le altre variabili sociali e ambientali.
Come dicono gli americani, food for thought.
[1] http://www.ansa.it/umbria/notizie/2020/10/12/alessandrini-metadone-venga-dato-solo-in-strutture_11df4dc3-82d2-4dab-bd5b-467c1219c0ec.html
[2] https://www.agi.it/cronaca/news/2020-07-09/ragazzi-morti-terni-flacone-metadone-9111218/
[3] https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/07/23/minorenne-e-giovane-morti-per-overdose-metadone_246dc23b-b339-4c47-a200-46c45d5847b1.html
[4] https://www.ilgazzettino.it/nordest/padova/morto_overdose_metadone_vlad_andrei_lacatus_cadoneghe-6996870.html
[5] https://www.lecceprima.it/cronaca/trovato-morto-16anni-medico-legale-mix-metadone-psicofarmaci-Lecce-.html
[6] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2007/11/29/07A10067/sg
[7] D’Ancona F., Bandini L., Berretta P., Isonne C., Lucarelli C., Lia L., Minutillo A., Taranto A.M., Mateo Urdiales A., Caraglia A., D’Alisera A., Iera J., Canuzzi P., La Sala L., Pucciarelli G. Indicazioni ad interim per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 nei servizi pubblici e del privato sociale accreditato delle tossicodipendenze. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 8 aprile 2021 – in https://www.iss.it/il-futuro-documenti-tecnici