Cannabis, nausea e docce bollenti, ovvero CHS questa sconosciuta

Cannabis, nausea e docce bollenti, ovvero CHS questa sconosciuta
(Anche per questo articolo di Addictus Magazine del mese di aprile 2025 mi sono fatto aiutare nella composizione da chatGPT. In effetti è vero che mi sta facendo impigrire il cervello, visto che fa così bene, e presto, tutto quello che gli chiedo. Prima o poi sarò sostituito da una macchina, ok. Nell’attesa che avvenga l’inevitabile, però, state certi che la tematica l’ho scelta io, i quattri articoli recenti di libera consultazione li ho selezionati io, e il sunto degli articoli che chatGPT ha prodotto l’ho verificato e integrato io dopo essermi letto gli articoli da capo a fondo. Quindi, ancora per un po’ il buon vecchio Ernesto serve a qualcosa…)
Negli ultimi decenni, il panorama dell’uso di cannabis è cambiato radicalmente. Con l’allentamento delle normative in molti Paesi, la disponibilità e l’uso regolare della sostanza sono aumentati, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti. (Qui evidentemente chatGPT fa finta di ignorare quanti adulti non più giovani facciano uso di cannabis in maniera discreta e silenziosa, senza sballi evidenti, occhi rossi e frigoriferi svuotati, e quanti di questi, nei paesi che ne hanno regolamentato l’uso, abbiano tirato un adultissimo sospiro di sollievo una volta che per procurarsi la loro sostanza preferita abbiano potuto mollare lo spaccino e la preoccupazione di farsi fermare dalla polizia).
In parallelo, è emersa una condizione clinica ancora troppo poco conosciuta, un tempo rara ma in rapida crescita: la Sindrome da Iperemesi da Cannabis (CHS, dall’inglese Cannabinoid Hyperemesis Syndrome). Secondo uno studio, ad esempio, del dipartimento di emergenza della cittò di New York, il 32.9% di una serie di 2127 pazienti che facevano uso di marijuana 20 o più giorni al mese era positivo ai criteri di questa sgradevole sindrome (citato da Peles et al., 2025).
Questa sindrome a tutt’oggi è poco nota al grande pubblico, e poco riconosciuta sia dai medici di pronto soccorso che dai medici e dagli altri operatori delle dipendenze patologiche. E quindi: parliamone.
La CHS è un disturbo paradossale associato al consumo cronico e prolungato di cannabis, caratterizzato da crisi ricorrenti di nausea severa, vomito incoercibile e dolore addominale.
Paradossale perché? Perché la cannabis è clinicamente riconosciuta come antiemetico, perlomeno a basse dosi, e che un antiemetico alla lunga provochi il vomito è a tutti gli effetti un paradosso della farmacologia (come gli antidolorifici oppioidi che aumentano la sensibilità al dolore… ma quella è un’altra storia).
La sintomatologia si manifesta tipicamente in soggetti che ne fanno uso quotidiano o quasi quotidiano da mesi o anni.
Questa sindrome, descritta per la prima volta nel 2004, ha attirato un crescente interesse della letteratura scientifica, che ne ha messo in luce l’andamento clinico tipico, spesso suddiviso in tre fasi (Loganathan et al., 2024):
- Fase prodromica: può durare settimane o mesi. I pazienti riferiscono nausea mattutina, ansia, disagio addominale e un persistente malessere generale. In questa fase l’uso di cannabis spesso aumenta, nel tentativo di alleviare i sintomi, aggravando però il quadro. Nonostante i sintomi, tipicamente i pazienti mantengono la loro alimentazione abituale.
- Fase iperemetica: è la fase acuta. Si manifesta con vomito ripetuto, spesso fino a 10-15 episodi al giorno, dolore addominale spesso concentrato nell’area intorno all’ombelico, disidratazione e perdita di peso – anche perché il paziente adesso tende a non mangiare più per evitare i sintomi. Molti pazienti ricorrono frequentemente al pronto soccorso. La durata di questa fase va da pochi giorni fino a 7-10 giorni.
Il termine colloquiale “scromiting” (fusione di “screaming” e “vomiting”) è stato utilizzato per descrivere la combinazione di vomito intenso e urla di dolore osservata in alcuni pazienti con CHS (https://www.iflscience.com/scromiting-the-unpleasant-and-occasionally-deadly-illness-linked-to-using-weed-60325) - Fase di recupero: avviene dopo la sospensione dell’uso di cannabis. I sintomi si risolvono gradualmente, spesso nel giro di alcuni giorni, con un miglioramento significativo e duraturo se l’astinenza viene mantenuta.
Un segno clinico considerato altamente suggestivo è il sollievo sintomatico ottenuto con docce o bagni caldi, comportamento che i pazienti spesso adottano ripetutamente, anche più volte al giorno. L’effetto benefico del calore sembrerebbe legato alla stimolazione dei recettori TRPV1, coinvolti nella termoregolazione e nel controllo del dolore viscerale (Loganathan et al., 2024).
La fisiopatologia della CHS non è completamente chiarita. Il sistema endocannabinoide, regolatore chiave dell’omeostasi gastrointestinale, sembra avere un ruolo centrale. Si ipotizza che l’uso cronico di THC porti a una desensibilizzazione dei recettori CB1 nel tratto digestivo e nel sistema nervoso centrale, con alterazioni della motilità intestinale e disregolazione della percezione della nausea (Peles et al., 2025). Altri meccanismi proposti includono un’iperstimolazione dei recettori TRPV1, coinvolti nella sensazione di calore e nella modulazione del dolore viscerale.
Sebbene la CHS sia stata inizialmente descritta in soggetti adulti, recenti evidenze mostrano come questa sindrome stia emergendo anche in popolazioni più giovani. Rucinski et al. (2025) riportano un caso clinico significativo di CHS in un adolescente, sottolineando come la diagnosi sia stata inizialmente ritardata per la reticenza del paziente e della famiglia a dichiarare l’uso di cannabis.
La difficoltà diagnostica in età pediatrica risiede non solo nella frequente negazione dell’uso di sostanze, ma anche nella tendenza del personale sanitario a sottovalutare tale possibilità nei soggetti minorenni. Tuttavia, l’aumento dell’accesso a prodotti ad alto contenuto di THC — talvolta mascherati da alimenti o caramelle, i cosiddetti edibles — può rendere questa sindrome una possibilità concreta anche nei pronto soccorso pediatrici.
“Si è riscontrato vomito ripetuto, inizialmente con bile, poi con grandi quantità di saliva, accompagnato da agitazione, sudorazione profusa, irrequietezza motoria e tremori alle mani; il paziente si mostrava anche aggressivo verso la madre e il personale medico. È stato il comportamento inadeguato del ragazzo ad attrarre l’attenzione: aveva paura, chiamava ripetutamente la madre, poi seguivano aggressività e dichiarazioni di voler fuggire dal reparto” (Rucinski et al., 2025).
Il fatto che i ragazzini moltiplichino le docce calde nella giornata, e tra doccia e doccia riferiscano nausea, mal di pancia ed episodi di vomito, dovrebbe immediatamente orientare verso la CHS anche in questa fascia d’età. È quindi fondamentale che pediatri, neuropsichiatri infantili e operatori scolastici siano sensibilizzati al riconoscimento precoce di questi segnali.
La diagnosi di CHS è clinica e richiede:
- Vomito ricorrente e grave.
- Uso cronico e regolare di cannabis.
- Sollievo dei sintomi con l’astinenza.
- Esclusione di altre cause organiche.
La gestione della fase acuta prevede reidratazione, correzione degli squilibri elettrolitici, antiemetici (spesso con efficacia limitata), benzodiazepine (ma attenzione alla dipendenza! Specie in persone già predisposte), e, in alcuni casi, capsaicina topica applicata alla cute addominale (abbiamo nella farmacopea italiana vari esempi di cerotti medicati). Tuttavia, l’unico trattamento risolutivo resta l’astinenza totale dalla cannabis, che consente il completo recupero clinico nel giro di giorni o settimane.
(E come si fa? Il paziente rifiuta di riconoscere il ruolo scatenante della sua erba preferita, e se prova a smettere fa sintomi, insomma non sempre è facile. Magari ne parliamo un’altra volta).
La Sindrome da Iperemesi da Cannabis va conosciuta, è una condizione reale, potenzialmente debilitante ma completamente reversibile. Il suo riconoscimento precoce è essenziale per evitare trattamenti inutili, esami invasivi e aggravamento del quadro clinico. E l’emergere di casi in età adolescenziale impone una riflessione più ampia sulla prevenzione e sull’educazione all’uso consapevole della cannabis. Il medico, in tutte le sue declinazioni (dal pronto soccorso, al SerD, alla medicina scolastica), ha un ruolo cruciale nel riconoscere, trattare e prevenire questa sindrome. Sempre che la conosca!
Fonti:
- Loganathan P, Gajendran M, Goyal H. A Comprehensive Review and Update on Cannabis Hyperemesis Syndrome. Pharmaceuticals (Basel). 2024; 17(11):1549.
https://doi.org/10.3390/ph17111549 - Peles S, Khalife R, Magliocco A. Cannabinoid Hyperemesis Syndrome: A Rising Complication. Cureus. 2025 Feb;17(2):e78958.
https://doi.org/10.7759/cureus.78958 - Rucinski P, Akutko K, Pytrus T. Recognizing Cannabis Hyperemesis Syndrome in Pediatric Patients: Insights From a Case Report. Cureus. 2025 Mar;17(3):e79904.
https://doi.org/10.7759/cureus.79904 - Silva SF, Couto MB. The Importance of Accurate Drug Use History in Diagnosing and Managing Cannabinoid Hyperemesis Syndrome: A Case Report. Cureus. 2025 Mar;17(3):e80352.
https://doi.org/10.7759/cureus.80352